Mercati finanziari: i rendimenti calano, ma Wall Street resta incerta
Per capire come potrebbero evolvere i mercati finanziari nei prossimi mesi, una delle tecniche più utili è l’analisi intermarket. Questa metodologia studia le relazioni tra tre classi principali di asset: obbligazioni, azioni e materie prime. Attraverso queste relazioni è possibile intuire in quale fase si trovi l’economia e cosa potrebbe accadere in futuro.
Obbligazioni e materie prime: cosa ci dicono?
Uno dei rapporti più importanti da monitorare è quello tra il rendimento dei bond (in particolare i titoli del Tesoro USA, chiamati T-Note) e l’andamento dei prezzi delle materie prime, rappresentati dall’indice CRB.
In condizioni normali, la relazione tra il rendimento del T-Note e il CRB è positiva: quando i rendimenti obbligazionari calano (e quindi i prezzi delle obbligazioni salgono), ci si aspetta che, con qualche ritardo, anche il prezzo delle materie prime possa scendere, anticipando un rallentamento economico.
Negli ultimi anni, però, questa relazione si è fatta meno regolare. Dopo un minimo dei rendimenti obbligazionari a metà 2020, abbiamo visto un picco dei prezzi delle materie prime nel 2022, seguito però da nuovi massimi nel 2025. Gran parte di questa forza del CRB index deriva dall’oro, che continua a mostrare un forte trend rialzista, alimentato soprattutto da incertezze geopolitiche e tensioni commerciali.
In ogni caso, la recente frenata dell’economia americana, con un PIL in contrazione dello 0,3% su base trimestrale, conferma che la fase di espansione potrebbe essere alle spalle.
Wall Street, obbligazioni e un’insolita correlazione
Un’altra relazione importante è quella tra il rendimento del T-Note e l’andamento dell’indice azionario americano S&P 500. Di solito, quando i rendimenti obbligazionari salgono (quindi i prezzi scendono), l’azionario dovrebbe tendere a calare, e viceversa. Negli ultimi mesi, però, anche questa dinamica è apparsa meno evidente.
Un esempio chiaro si è verificato nell’ottobre 2023, quando i rendimenti del T-Note hanno raggiunto un picco: in concomitanza, l’S&P 500 ha toccato un minimo, per poi ripartire al rialzo fino ai massimi raggiunti tra dicembre 2024 e febbraio 2025. Normalmente, il massimo del mercato azionario dovrebbe precedere di qualche mese il picco del ciclo economico, segnalando un rallentamento imminente.
La stranezza attuale è che, nonostante i recenti tagli dei tassi da parte della Federal Reserve (ben tre a partire da settembre 2024), il rendimento del T-Note non è sceso come ci si sarebbe potuto aspettare. Questo è un chiaro segno che gli interventi straordinari delle banche centrali stanno modificando in maniera significativa le dinamiche intermarket classiche.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
Considerando una logica intermarket più tradizionale, nei prossimi mesi potremmo aspettarci un calo più deciso dei rendimenti obbligazionari. Allo stesso tempo, anche il prezzo delle materie prime potrebbe mostrare una moderata tendenza ribassista, riflettendo un rallentamento economico già in atto.
Quanto al mercato azionario, è plausibile una fase più laterale e altalenante per l’S&P 500, con oscillazioni ma senza grandi direzionalità. In altre parole, sembra che Wall Street sia destinata a restare in una fase di incertezza, almeno finché le variabili economiche e politiche non torneranno a delineare scenari più chiari.
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