Pubblicato il 30 dicembre 2024 su Punti di vista sul mercato

Il lusso in crisi: 50 milioni di clienti persi e vendite in calo del 2% nel 2024

Il 2024 si chiude come un anno di contrazione per il settore del lusso, segnando un rallentamento senza precedenti dall’anno del Covid e dal 2008. Dopo anni di crescita costante, il comparto ha registrato un calo globale del 2%, portando le vendite complessive a 363 miliardi di euro. Questo dato emerge dal rapporto realizzato da Bain & Company in collaborazione con la Fondazione Altagamma. La contrazione ha avuto un impatto su tutta la filiera, con 50 milioni di clienti persi e un mercato che si fa sempre più polarizzato.

Nonostante il calo generale, i marchi che si rivolgono a una clientela ultra-facoltosa, come Hermès, hanno mostrato maggiore resilienza. Questo segmento di alto profilo ha garantito una certa crescita “al vertice della piramide”, compensando in parte il calo della clientela mainstream. Tuttavia, solo un terzo delle aziende del lusso chiuderà il 2024 con un bilancio positivo, rispetto ai due terzi del 2023.

Il rallentamento delle grandi maison

Le difficoltà sono evidenti nei bilanci delle principali maison. Kering, ad esempio, ha visto crollare del 25% le vendite di Gucci nel terzo trimestre, un risultato che ha dimezzato l’utile operativo annuale del gruppo. Anche LVMH, leader globale del lusso che include marchi come Louis Vuitton, Dior, Fendi e Givenchy, ha riportato una flessione del 3% nel fatturato del trimestre terminato a settembre, scendendo a 19,1 miliardi di euro.

Hermès, al contrario, ha registrato una crescita superiore al 10%, grazie al suo modello di business difensivo e alla forte domanda per i suoi prodotti iconici. Il gruppo francese continua a beneficiare di liste d’attesa per le sue borse di punta, confermando l’efficacia della sua strategia focalizzata su clienti di fascia altissima.

Previsioni per il 2025: ripresa lenta e incertezze

Guardando al 2025, gli analisti prevedono un recupero moderato, con una crescita delle vendite globale stimata intorno al +3%. Tuttavia, questo miglioramento dipenderà da diversi fattori macroeconomici, come possibili cambiamenti nelle politiche governative e una riduzione delle tensioni geopolitiche, tra cui la fine di conflitti ancora in corso.

Nel frattempo, il panorama italiano non fa eccezione al trend negativo. Secondo la Camera Nazionale della Moda, il settore – considerando anche occhialeria, gioielli e cosmetici – chiuderà il 2024 sotto i 96 miliardi di euro, con una flessione del 5,3% rispetto all’anno precedente. I comparti più colpiti includono la pelletteria e le calzature, con un calo globale compreso tra il 3% e il 5%, e una contrazione che, in Italia, tocca l’8,1%.

Le cause della crisi

Il rallentamento del lusso nel 2024 è il risultato di una combinazione di fattori:

Calo del mercato cinese: La Cina, che rappresentava fino al 50% delle vendite globali di beni di lusso, ha registrato una contrazione nella spesa, a causa di una debolezza economica che ha ridotto la fiducia dei consumatori.

Inflazione e prezzi in aumento: Dal 2019, i prezzi medi dei beni di lusso in Europa sono saliti del 52%, un trend che si riscontra anche in altre aree del mondo. L’aumento dei costi di produzione e dei materiali ha spinto i grandi marchi ad alzare i prezzi per preservare i margini, alienando però una parte della clientela.

Rischi geopolitici: Le tensioni internazionali, i conflitti irrisolti e le elezioni politiche in vari Paesi hanno creato un clima di incertezza che ha inciso sul settore.

Questioni etiche e reputazionali: Alcuni grandi nomi del lusso, tra cui Armani e Dior, sono al centro di indagini per presunto sfruttamento della manodopera lungo le loro catene di fornitura. Questa situazione rappresenta un rischio reputazionale significativo per un settore che basa gran parte del suo successo sull’immagine e sull’esclusività.

Strategie per affrontare la crisi

Di fronte a queste sfide, molte aziende stanno ripensando le loro strategie. Alcuni marchi hanno deciso di puntare su prodotti iconici, sacrificando però innovazione e creatività. Altri stanno rivoluzionando i propri vertici creativi: Bottega Veneta, Givenchy, Celine, Lanvin e Calvin Klein hanno recentemente nominato nuovi stilisti, mentre marchi come Fendi e Margiela sono ancora alla ricerca di direttori creativi.

Sul fronte distributivo, la crisi ha colpito anche i retailer online. Matchesfashion ha chiuso alcune operazioni, mentre piattaforme come Farfetch, Yoox Net-a-Porter e Mytheresa stanno cercando di ristrutturarsi sotto nuovi proprietari.

Fonte: Link

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