Oro e azioni: la correlazione cresce, la copertura cala
Le correlazioni crescenti tra classi di attivi mettono in dubbio una delle teorie più radicate della finanza moderna: la diversificazione. L’oro — storicamente considerato un bene rifugio — continua davvero a svolgere il suo ruolo di protezione del portafoglio o si sta comportando sempre più come un’azione?
Oro: da assicurazione a investimento “pro-ciclico”?
Per decenni, gli investitori hanno considerato l’oro una polizza assicurativa senza tempo, capace di brillare nei momenti in cui le azioni vacillano. Tuttavia, i dati raccontano una realtà più complessa: nel lungo periodo, il metallo prezioso e i mercati azionari globali mostrano una correlazione leggermente positiva. Negli ultimi vent’anni, l’indice LBMA Gold Price e l’indice Morningstar Global Markets hanno registrato una correlazione di 0,14. Ciò significa che, sebbene l’oro mantenga una certa indipendenza, non sempre si muove in direzione opposta alle azioni — e in alcuni periodi tende addirittura a salire insieme a esse.
Come funziona la correlazione (e perché conta davvero)
Secondo la teoria moderna del portafoglio elaborata da Harry Markowitz, la diversificazione consente di ridurre il rischio combinando asset con andamenti diversi.
La correlazione misura proprio questo: il grado di sincronizzazione tra due strumenti. Valore +1 vuol dire perfetta correlazione positiva (si muovono insieme). Valore 0 significa nessuna relazione. Valore –1 invece correlazione negativa perfetta (uno sale, l’altro scende)
Per gli investitori, una bassa correlazione tra oro e azioni è la chiave per garantire stabilità nei momenti di crisi. Ma oggi questa relazione sembra essersi indebolita.
Il rally del 2025 solleva nuovi interrogativi
Nel 2025 l’oro ha vissuto un vero e proprio boom: +50% da inizio anno, superando per la prima volta i 4.000 dollari l’oncia. Un rialzo alimentato dalle tensioni geopolitiche, dai tagli dei tassi della Fed e dalla debolezza del dollaro. Tuttavia, con le quotazioni ancora vicine ai massimi, cresce il dubbio: l’oro è ancora una copertura efficace o è diventato un asset ciclico come gli altri?
“L’oro resta utile, ma va maneggiato con prudenza”
Secondo Nicolò Bragazza, associate portfolio manager di Morningstar Wealth, l’oro conserva un ruolo importante: “I metalli preziosi continuano a offrire una bassa correlazione con le attività tradizionali e possono migliorare la diversificazione del portafoglio. Tuttavia, bisogna considerare il rischio di valutazioni ormai elevate.”
Storicamente, l’oro ha mostrato la sua utilità solo durante le crisi sistemiche — come nel 2008 o nel 2020 — quando la correlazione con le azioni si è invertita e il metallo ha agito da scudo difensivo. Nei periodi di normalità, invece, oro e azioni tendono a muoversi nella stessa direzione, spinti da fattori comuni come la liquidità globale.
Le visioni dei grandi gestori: da UBS a Bridgewater
Nella sua ultima lettera mensile, Mark Haefele, CIO di UBS Global Wealth Management, mantiene una view positiva sull’oro: “Quest’anno ha sovraperformato indici azionari e obbligazionari, confermando il suo ruolo di copertura contro i rischi economici e geopolitici. Una bassa correlazione nei momenti di stress lo rende ancora prezioso per la diversificazione.”
UBS consiglia un’esposizione a una cifra percentuale del portafoglio. Ben più aggressiva la posizione di Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, che suggerisce di allocare fino al 15% in oro, convinto che l’attuale scenario ricordi quello inflazionistico degli anni ’70.
2025: correlazioni in aumento, diversificazione in calo
Il 2025 ha però segnato un cambio di passo. La categoria Morningstar Precious Metals, che comprende i fondi su oro e metalli preziosi, mostra correlazioni positive con la maggior parte delle altre asset class, soprattutto quelle denominate in dollari. “Negli ultimi anni la correlazione dell’oro con i mercati azionari globali è rimasta positiva su orizzonti di 36 mesi,” osserva Bragazza. “Le correlazioni sono volatili e difficili da prevedere, ma la tendenza è chiara: diversificare è diventato più complicato.” L’aumento di correlazione è visibile su scala ampia: tra 14 principali categorie Morningstar, nel 2023 sette mostravano correlazioni negative; nel 2024 erano otto; nel 2025, nessuna.
Oro, diversificazione e realtà del mercato
L’evoluzione recente suggerisce che l’oro stia diventando meno “anti-mercato” e più integrato nei movimenti globali. Ciò non lo rende inutile, ma ridimensiona il suo ruolo di scudo assoluto. In un mondo finanziario sempre più interconnesso, la vera protezione non dipende solo dalla materia prima, ma dalla composizione dinamica del portafoglio.
L’oro continua a offrire un contributo prezioso nei portafogli ben costruiti, ma non può più essere considerato una copertura automatica. La sua funzione oggi è quella di componente difensiva complementare, utile in scenari di stress, ma da bilanciare con altri strumenti decorrelati. In altre parole, l’oro resta un pilastro, ma non più il rifugio inespugnabile che fu.
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