Pubblicato il 7 agosto 2025 su Punti di vista sul mercato

L’intelligenza artificiale nella vigilanza finanziaria: la rivoluzione soft secondo la Consob

Mentre i film di fantascienza ci mostrano computer che prendono il controllo dei mercati, la realtà – almeno per ora – è molto più rassicurante. L’ultimo rapporto della Consob sull’uso dell’intelligenza artificiale nella vigilanza finanziaria dipinge infatti uno scenario in cui la tecnologia non sostituisce l’uomo, ma gli fornisce un potente binocolo per scrutare meglio l’orizzonte.  

Un assistente, non un sostituto

La Consob, nella sua ultima pubblicazione, ha tracciato una linea netta: l’IA può analizzare milioni di transazioni in pochi secondi, individuare schemi complessi e prevedere rischi con una precisione impensabile per un essere umano. Ma quando si tratta di prendere decisioni importanti, l’ultima parola spetta sempre a una persona in carne e ossa.  

“È come avere un navigatore satellitare”, spiegano gli esperti. “Ti mostra la strada, ma sei tu a decidere se seguirlo o prendere un’altra direzione”. Questo approccio “human in the loop” non è solo una precauzione filosofica, ma una necessità pratica: gli algoritmi, per quanto sofisticati, possono commettere errori o essere influenzati da pregiudizi presenti nei dati su cui sono stati addestrati.  

I rischi dell’automazione selvaggia

Il rapporto mette in guardia contro i pericoli di un’eccessiva automazione. Immaginate un sistema che, senza spiegazioni, blocca un’operazione finanziaria legittima. O peggio, che applica sanzioni in modo discriminatorio perché i dati usati per il suo addestramento contenevano pregiudizi inconsci.  

Sono scenari non così remoti. Alcune banche internazionali hanno già dovuto affrontare scandali legati ad algoritmi di credito che penalizzavano ingiustamente determinate categorie di persone. Per questo la Consob insiste sulla trasparenza: ogni decisione automatizzata deve poter essere spiegata, contestata e, se necessario, annullata.  

La sfida culturale

Adottare queste tecnologie non è solo una questione di installare nuovi software. Richiede un cambiamento profondo nel modo di lavorare delle istituzioni. Gli analisti devono imparare a dialogare con i sistemi di IA, a interpretarne i risultati senza farsi abbagliare dalla loro apparente infallibilità.  

E mentre l’Europa si attrezza con l’AI Act per regolamentare l’uso di queste tecnologie, l’Italia dimostra di voler giocare un ruolo da protagonista in questa transizione. La Consob, in particolare, sembra aver scelto una via di mezzo: aperta all’innovazione, ma con i piedi ben piantati per terra.  

Il futuro è una collaborazione

Quello che emerge dal rapporto è una visione matura dell’intelligenza artificiale. Non un deus ex machina che risolve tutti i problemi, ma uno strumento potente che, usato con giudizio, può rendere la vigilanza finanziaria più efficace ed efficiente.  

La strada è tracciata: formare professionisti in grado di lavorare con questi sistemi, sviluppare standard chiari per il loro utilizzo e mantenere sempre un canale di comunicazione aperto con il pubblico. Perché in finanza, come nella vita, la fiducia si costruisce con la trasparenza.  

E mentre la tecnologia avanza, una cosa sembra certa: per quanto sofisticati possano diventare gli algoritmi, ci sarà sempre bisogno di qualcuno che sappia fare la domanda giusta. E, soprattutto, che abbia l’autorità per premere il tasto “stop” quando serve.


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