Pubblicato il 30 gennaio 2025 su Punti di vista sul mercato

 Le aspettative dei gestori sui tassi della BCE

Mercati certi di un nuovo taglio dello 0,25%. Gli analisti vedono la BCE proseguire l’allentamento fino a un tasso terminale tra l’1,5% e l’1,75%.

Le politiche annunciate da Donald Trump, che potrebbero alimentare nuove spinte inflazionistiche negli USA, non cambiano la strategia della Banca Centrale Europea. Con la crescita economica dell’Eurozona ancora debole, gli investitori scommettono su un nuovo taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base già a gennaio 2025, il quinto dall’inizio del ciclo di allentamento monetario avviato a giugno scorso.

Anche la presidente della BCE, Christine Lagarde, dal palco del World Economic Forum di Davos ha minimizzato il rischio di un’inflazione importata dagli Stati Uniti, ribadendo che eventuali riduzioni più aggressive dei tassi incontrano la resistenza dei membri più rigorosi del Consiglio direttivo, ancora cauti di fronte a un’inflazione che scende, ma a un ritmo contenuto.

Mercati: scontato un nuovo taglio anche a marzo

L’attesa di una riduzione dei tassi questa settimana, dal 3% al 2,75%, è quasi unanime tra gli operatori finanziari, che prevedono un approccio prudente da parte della BCE. “L’inflazione si sta dimostrando più persistente del previsto, ma la debolezza dell’attività economica nell’Eurozona continuerà a spingere i prezzi verso l’obiettivo del 2%”, spiega Tomasz Wieladek, chief European economist di T. Rowe Price.

Secondo Wieladek, Francoforte interverrà nuovamente a marzo con un altro taglio, mantenendo il ritmo attuale di riduzioni graduali.

Quale sarà il tasso terminale?

Dopo marzo, il percorso della BCE diventa meno prevedibile. Alcuni analisti ipotizzano che Lagarde possa rallentare la frequenza dei tagli, portandoli a cadenza trimestrale. Wieladek, però, ritiene che la debolezza dell’economia spingerà l’Eurotower a continuare con riduzioni a ogni meeting, fino a quando il tasso sui depositi non raggiungerà l’1,5%.

Secondo l’economista, la BCE dovrà anche monitorare gli sviluppi della politica commerciale statunitense, specialmente se la nuova amministrazione Trump dovesse adottare misure protezionistiche più aggressive. “L’incertezza resta elevata, molte aziende potrebbero rimandare gli investimenti. Inoltre, eventuali dazi USA sulla Cina potrebbero accentuare la capacità produttiva inutilizzata a livello globale, alimentando ulteriormente la disinflazione in Europa”, spiega Wieladek.

Un’interpretazione leggermente diversa arriva da Laura Cooper, head of macro credit e global investment strategist di Nuveen. Secondo la sua analisi, la BCE continuerà con un taglio per ogni riunione almeno fino a giugno, spinta da una crescita fragile e rischi al ribasso. Cooper non esclude un ulteriore intervento entro la fine del 2025, che porterebbe il tasso terminale all’1,75%. “Questa settimana il focus sarà sulla forward guidance della BCE, per capire quale sarà il ritmo dei tagli e dove si fermerà il tasso di riferimento”, osserva.

Sulla stessa linea Shaan Raithatha, senior economist di Vanguard Europe, secondo cui gli ultimi dati macroeconomici sono in linea con le previsioni della BCE, rendendo plausibile un calo del tasso di riferimento sotto il livello di neutralità, fino all’1,75% nel corso del 2025. Tra i rischi principali che potrebbero influenzare il percorso della BCE, Raithatha cita le tensioni sui dazi commerciali, le fluttuazioni dei prezzi dell’energia e le elezioni in Germania del prossimo febbraio.

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