Pubblicato il 23 ottobre 2025 su Punti di vista sul mercato

Investimenti, due italiani su cinque frenati dal pessimismo

Una nuova ricerca Schroders–Censis fotografa un’Italia divisa tra paura e potenziale: il 40% dei cittadini è pronto a dedicare più tempo alla finanza, ma oltre due su cinque restano bloccati dal pessimismo. Meno del 20% investe con regolarità e convinzione, mentre la maggioranza riconosce all’investimento un valore sociale e personale. Per i consulenti, la sfida è vincere l’immobilismo e ricostruire fiducia.

Una cultura dell’investimento che resiste

Lo studio, dal titolo “Investire è coltivare l’ottimismo. Il valore sociale dell’investimento”, evidenzia che tra il 65% e l’85% degli italiani persiste una cultura positiva verso l’investimento, inteso non solo come impiego di denaro, ma anche di tempo, energie e risorse per migliorare il proprio futuro.
Questa fascia della popolazione considera l’ottimismo un’abitudine mentale indispensabile per investire e per raggiungere il benessere personale. L’impegno individuale viene percepito come una forma di responsabilità collettiva: investire, in altre parole, non è solo un gesto economico, ma anche civico.

Quattro profili di italiani davanti al denaro

Il rapporto identifica quattro grandi categorie di cittadini in base al loro rapporto con il risparmio e l’investimento:
Gli investitori imperterriti (19,2%)
Sono persone tra i 45 e i 64 anni, spesso con famiglia, che considerano l’investimento parte integrante del proprio stile di vita. Ottimisti e disciplinati, vedono nel risparmio programmato una garanzia per il futuro.
Gli investitori attendisti (42,4%)
È il gruppo più numeroso. Conoscono i vantaggi dell’investire, ma sono paralizzati dal pessimismo e dalla “sindrome dell’immobilismo”. Attendono segnali esterni prima di agire, pur essendo consapevoli della necessità di pianificare.
Gli inerti impauriti (25,1%)
Giovani tra i 18 e i 34 anni, spesso con lavori intermedi o residenti in centri minori. Sono rassegnati e diffidenti verso l’investimento, prigionieri di un fatalismo che giustifica la non-azione.
Gli incerti inibiti (13,3%)
Persone che, dopo la pandemia, percepiscono i rischi globali come troppo elevati e ritengono che investire non sia una scelta prudente nel contesto attuale.

Come sbloccare il potenziale: neutralizzare il pessimismo

Nonostante il quadro, la ricerca offre uno spiraglio incoraggiante: due italiani su cinque sono “investitori in potenza”. Il 40% del campione afferma di voler dedicare più tempo alla finanza personale, riconoscendone la funzione nel miglioramento della qualità di vita.
Per gli operatori del risparmio gestito, la priorità è convertire la consapevolezza in azione. Il report invita a “neutralizzare il pessimismo” con un racconto positivo dell’investimento, che lo colleghi non solo al rendimento economico, ma anche al raggiungimento della felicità individuale e della stabilità personale. “Il raggiungimento degli obiettivi alimenta fiducia e ottimismo,” si legge nel report, “trasformando gli attendisti in investitori determinati.”

Giovani: la sfida più complessa (e più promettente)

I giovani italiani emergono come la categoria più sfidante: meno ottimisti e più influenzati dalla cultura del guadagno immediato diffusa dai social, ma anche la più propensa a coinvolgersi. Il 46,2% dei giovani si dice disposto a impegnare risorse negli investimenti, contro il 40% del totale.
Secondo Fabrizio Bianchi, Country Head di Schroders Italia, la chiave sarà sfruttare il passaggio generazionale come occasione per trasmettere valori finanziari e responsabilità patrimoniali. “Il cambio di testimone ha una dimensione non solo finanziaria, ma anche culturale,” spiega Bianchi.

Il ruolo centrale della consulenza

Dallo studio emerge un consenso trasversale sull’importanza della consulenza finanziaria qualificata. Preparazione e professionalità sono riconosciute come condizioni essenziali per ottenere risultati, sia dagli investitori attivi che dagli attendisti.
Il fai-da-te finanziario perde appeal, mentre cresce la domanda di guide esperte in grado di fornire non solo soluzioni d’investimento, ma anche educazione e motivazione. Come sottolinea Giorgio De Rita, segretario generale del Censis: “La sindrome italiana può essere sconfitta solo valorizzando la cultura e la pratica dell’investimento. Serve un racconto pubblico che esalti chi costruisce, non chi si rassegna.”

Conclusione: ricostruire fiducia, non solo rendimenti

Il vero capitale su cui puntare oggi è la fiducia. Per il settore del risparmio gestito, la sfida è stimolare un ottimismo consapevole, facendo leva sulla consulenza, sulla formazione finanziaria e su una comunicazione capace di restituire all’investimento il suo valore culturale, prima ancora che economico.

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