Pubblicato il 27 giugno 2025 su Punti di vista sul mercato

Inflazione eurozona: previsioni e rischi per giugno 2025

Gli economisti prevedono che l’inflazione nell’eurozona toccherà il 2% a giugno, in linea con l’obiettivo fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE). I dati preliminari, che verranno pubblicati da Eurostat il 1° luglio, sono molto attesi dai mercati, soprattutto a causa delle recenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente che hanno fatto salire temporaneamente i prezzi dell’energia.

Inflazione al 2%, con attenzione ai servizi

Secondo le stime raccolte da FactSet, a giugno 2025 l’inflazione complessiva dovrebbe segnare un aumento del 2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in rialzo rispetto al dato di maggio (1,9%). Anche l’inflazione di fondo (core inflation), che esclude alimentari ed energia per offrire una visione più stabile dei prezzi, dovrebbe attestarsi al 2,3%, confermando i valori registrati a maggio.

Michael Field, chief European market strategist di Morningstar, evidenzia che “il dato di giugno dovrebbe tranquillizzare i mercati, visto che l’inflazione complessiva rimane sotto controllo e vicina al target BCE. È importante notare, però, che anche l’inflazione di fondo rimane sostanzialmente stabile, riflettendo una situazione di equilibrio prudente”.

A livello settoriale, l’inflazione dei servizi dovrebbe confermarsi il principale driver della crescita dei prezzi, come già avvenuto nei mesi precedenti. A maggio, questa componente aveva contribuito per 1,47 punti percentuali al dato complessivo, seguita da alimentari, alcolici e tabacco (0,62 punti percentuali), energia (-0,34) e beni industriali non energetici (0,16).

Il rischio geopolitico sull’energia

Uno dei principali fattori di rischio rimane la volatilità dei prezzi dell’energia, recentemente influenzati dall’attacco di Israele all’Iran. Dopo l’attacco, i prezzi energetici erano aumentati rapidamente, con il Brent arrivato a toccare i 65 dollari al barile e il gas naturale TTF intorno ai 36 euro per MWh.

Goldman Sachs avverte che, sebbene il suo scenario base preveda una stabilizzazione del Brent a 60 dollari al barile e del TTF a 36 euro per MWh entro fine anno, un’eventuale nuova escalation geopolitica potrebbe generare ulteriori rialzi. In uno scenario negativo, l’impatto dei prezzi energetici potrebbe aggiungere fino a 1,8 punti percentuali all’inflazione nel corso del prossimo anno.

Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, concorda sul fatto che l’inflazione si manterrà vicina al 2% nei prossimi mesi, con il rischio però che “un ulteriore incremento dei prezzi energetici possa creare pressioni rialziste sull’inflazione complessiva”. Secondo Wolburg, tuttavia, “l’inflazione di fondo dovrebbe rimanere in linea con l’obiettivo BCE”.

BCE: pausa a luglio, possibile taglio a settembre

La BCE, che nella riunione di giugno ha portato i tassi di interesse al 2% con un taglio di 25 punti base, potrebbe decidere di mantenere invariata la propria politica monetaria nella prossima riunione del 24 luglio. Un recente sondaggio Reuters mostra che il 53% degli analisti prevede un ulteriore taglio, più probabilmente a settembre che non a luglio.

Christine Lagarde, presidente della BCE, ha infatti ribadito un approccio basato sui dati (“data-dependent”) e suggerito una pausa per valutare meglio la situazione dopo le recenti evoluzioni geopolitiche.

Gli economisti di ING confermano questa visione, sottolineando che la BCE potrebbe sfruttare la pausa annunciata per monitorare le implicazioni delle tensioni geopolitiche e decidere successivamente se procedere con ulteriori tagli.

Secondo Field di Morningstar, il quadro attuale, caratterizzato da inflazione moderata e tassi di interesse relativamente bassi, è “favorevole ai mercati azionari, che mantengono un modesto potenziale di rialzo dopo il recente rally”.

Fonte: Link

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