Inflazione eurozona in calo al 2,1%: sempre più vicina al target BCE
A ottobre l’inflazione complessiva scende al 2,1% e quella core resta stabile al 2,4%. La BCE mantiene i tassi al 2% e si avvicina alla fine del ciclo di allentamento monetario.
Inflazione verso il target del 2%
L’inflazione nell’eurozona prosegue la sua discesa. Secondo le stime preliminari di Eurostat, i prezzi al consumo sono aumentati del 2,1% su base annua a ottobre, in calo rispetto al 2,2% di settembre e in linea con le attese del mercato. Si tratta di un valore ormai molto vicino all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, dopo anni di forti rialzi legati a crisi energetica, guerra e shock di offerta. “È un risultato positivo se si considera che solo tre anni fa l’inflazione superava il 10%”, commenta Michael Field, chief strategist di Morningstar Europe.
Inflazione core stabile al 2,4%, trainata dai servizi
L’inflazione core, che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari, si è mantenuta al 2,4%, leggermente sopra le previsioni (2,3%). A spingerla, ancora una volta, sono stati i servizi, in rialzo del 3,4% su base annua, a causa della carenza di manodopera e della dinamica salariale in diversi Paesi dell’area euro. “Il tasso core rimane problematico: la forza del settore dei servizi continua a sostenere i prezzi”, sottolinea Ulrike Kastens, economista di DWS.
Nel dettaglio:
- Servizi: +3,4% (da +3,2% a settembre)
- Alimentari, alcol e tabacco: +2,5% (da +3,0%)
- Beni industriali non energetici: +0,6% (da +0,8%)
- Energia: -1,0% (da -0,4%)
Su base mensile, l’inflazione armonizzata (HICP) è aumentata dello 0,2%.
Differenze tra Paesi: Italia e Francia sotto la media
L’andamento dell’inflazione resta disomogeneo all’interno dell’eurozona. Cipro registra il tasso più basso (0,3%), mentre l’Estonia guida la classifica con il 4,5%. Tra le grandi economie invece la Francia: 0,9% (in calo dall’1,1%), complice il ribasso dei prezzi energetici; la Germania: 2,3%, segnale di “ulteriore disinflazione” secondo Carsten Brzeski di ING; l’Italia: 1,3%, in calo dall’1,8% di settembre e infine la Spagna: 3,2%, in aumento dal 3,0% precedente.
L’euro forte e i favorevoli effetti base sull’energia dovrebbero spingere ulteriormente al ribasso i prezzi nei prossimi mesi, in particolare in Germania.
BCE ferma sui tassi: “nessuna promessa per il futuro”
Il dato di Eurostat arriva all’indomani della decisione della Banca Centrale Europea di lasciare invariati i tassi di interesse per la terza riunione consecutiva. Il tasso di riferimento resta dunque al 2%, livello che secondo gli analisti “ha già effetti positivi sull’economia reale”.
“La BCE non ha mostrato alcuna intenzione di avvicinarsi a un nuovo taglio”, spiega Mark Wall, capo economista di Deutsche Bank Research. “L’economia si mostra più resiliente del previsto e ciò implica una pausa prolungata del ciclo di allentamento.”
La stessa interpretazione arriva da Morningstar: “Con soli 40 punti base sopra il target, la BCE può mantenere la calma,” aggiunge Field, “mentre i tassi bassi al 2% continuano a sostenere la crescita e i mercati in vista del 2026.”
Prospettive: inflazione in raffreddamento, ma core ancora alta
La traiettoria disinflazionistica appare consolidata, ma l’inflazione core, spinta dai servizi, resta il principale ostacolo per la BCE. Gli analisti non prevedono nuovi tagli dei tassi a dicembre, ritenendo conclusa la fase di allentamento monetario. Il quadro generale, però, appare favorevole: l’economia europea sta gradualmente uscendo dalla fase di tensione inflazionistica, avvicinandosi al tanto atteso “atterraggio morbido”.
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