Il rally azionario europeo continuerà, ecco perché i dazi non fanno paura
Nonostante le recenti turbolenze provocate dai dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump, il rally delle azioni europee non è destinato a interrompersi. A sostenerlo è Bert Flossbach, co-fondatore della società di gestione patrimoniale tedesca Flossbach von Storch.
Il vantaggio europeo nonostante i dazi
Secondo Flossbach, i mercati hanno reagito in modo eccessivamente pessimista all’annuncio dei dazi statunitensi. Il gestore sostiene infatti che il trend positivo delle Borse europee, partito nei primi mesi del 2025, non solo continuerà, ma segnerà anche la fine dell’eccezionalismo statunitense. In altre parole, il predominio degli Stati Uniti sui mercati globali starebbe lentamente cedendo spazio al Vecchio Continente.
“L’indice MSCI World, con il suo forte sbilanciamento verso il mercato USA, non offre più una diversificazione adeguata”, afferma Flossbach. L’esperto evidenzia come l’Europa sia sottorappresentata e, di conseguenza, molti investitori perdano opportunità significative nei settori europei come banche, energia e telecomunicazioni, che hanno registrato ottime performance quest’anno.
Flossbach ritiene inoltre che, anche se gli Stati Uniti dovessero imporre ulteriori tariffe, l’impatto reale sull’economia europea sarà limitato. Molti beni europei destinati agli USA, infatti, vengono prodotti direttamente oltreoceano e le grandi aziende europee hanno una presenza globale robusta e consolidata, capace di resistere alle pressioni commerciali.
Oro: la vera alternativa politica
Non c’è solo l’azionario europeo a dominare le strategie consigliate da Flossbach. L’oro rappresenta infatti l’altro grande protagonista dei prossimi mesi. Secondo il gestore, il metallo prezioso diventerà sempre più cruciale, specialmente a causa dell’incertezza politica e delle possibili misure punitive ipotizzate da Trump sul debito statunitense (Treasury).
“Molte banche centrali stanno già reagendo a questo rischio, acquistando oro per proteggere le proprie riserve da potenziali interferenze politiche americane”, afferma Flossbach. Solo l’anno scorso, le banche centrali hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate d’oro, soprattutto in Cina e India, spingendo il prezzo del metallo verso nuovi massimi.
Investitori in ritorno sull’oro
Un ulteriore elemento che sostiene la crescita del prezzo dell’oro è il ritorno degli investitori istituzionali. Questi, di fronte all’incertezza geopolitica e alla stagnazione dei mercati azionari, stanno nuovamente investendo in ETF basati sull’oro. Solo nei primi mesi del 2025, le posizioni globali in ETF auriferi sono aumentate di circa 160 tonnellate, portando il totale a 2.740 tonnellate. “Questo indica chiaramente la fine della fase discendente che durava da anni”, conclude Flossbach.
Per questi motivi, una strategia di investimento che integri azionario europeo e oro può rappresentare la scelta vincente nei prossimi mesi, garantendo diversificazione e sicurezza anche in un contesto geopolitico complesso.
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