Fed taglia i tassi per la terza volta consecutiva: si apre la strada al rally di fine anno
La Federal Reserve prosegue nel percorso di allentamento monetario, ma lo fa con passo sempre più cauto. Nel meeting del 10 dicembre, il FOMC ha tagliato i tassi di interesse per la terza riunione consecutiva, riducendo il costo del denaro di 25 punti base e portando il corridoio dei fed funds tra il 3,50% e il 3,75%, in linea con le attese del mercato.
Quella decisa dalla banca centrale statunitense è stata però una mossa definita da molti osservatori come un “hawkish cut”: un taglio accompagnato da segnali di prudenza, che restringe il margine di manovra per il futuro.
Un FOMC diviso come non accadeva dal 2019
Il voto interno ha messo in evidenza una spaccatura significativa: 9 membri favorevoli e 3 contrari, il livello di dissenso più elevato dal 2019.
Stephen Miran, governatore in uscita a gennaio, ha spinto per un taglio più deciso da 50 punti base, mentre Jeffrey Schmid (Kansas City) e Austan Goolsbee (Chicago) avrebbero preferito mantenere i tassi invariati.
La divisione riflette il tradizionale dualismo della politica monetaria: da un lato i falchi, preoccupati da un’inflazione ancora troppo elevata, dall’altro le colombe, più sensibili ai segnali di rallentamento del mercato del lavoro.
Il dot plot raffredda le aspettative
Il messaggio più importante è arrivato dal nuovo dot plot, che mostra aspettative decisamente più caute per il futuro. Le proiezioni dei membri del FOMC indicano un solo taglio nel 2026 e un altro nel 2027, prima di una stabilizzazione del tasso di lungo periodo intorno al 3%.
“Un ritmo di ulteriori aggiustamenti più graduale appare appropriato”, si legge nel documento ufficiale.
Sette funzionari – inclusi membri non votanti – non prevedono alcun taglio nel 2026, mentre quattro hanno espresso dissensi “soft”, segnale di un comitato ancora lontano da un consenso pieno.
Per Jerome Powell, tuttavia, l’attuale livello dei tassi consente alla Fed di “attendere con pazienza” e valutare l’evoluzione dell’economia nei prossimi mesi.
Crescita resiliente, inflazione ancora ostinata
Sul fronte macroeconomico, la Fed ha rivisto al rialzo la crescita del PIL per il 2026, dal 1,8% al 2,3%, confermando la sorprendente resilienza dell’economia statunitense.
L’inflazione resta però il nodo centrale. L’indice PCE, la misura preferita dalla Fed, è ancora al 2,8%, ben al di sotto dei picchi del 2022 ma comunque superiore al target del 2%.
Non passa inosservata la riformulazione di una frase chiave nello statement ufficiale, la stessa utilizzata nel dicembre 2024, poco prima di una lunga pausa nei tagli: “Nel considerare estensione e tempistica di ulteriori aggiustamenti, il Comitato valuterà attentamente dati, prospettive e bilancia dei rischi.” Un segnale che invita alla cautela. Sul mercato del lavoro, il quadro resta ambiguo: le aziende sono riluttanti sia ad assumere sia a licenziare. Tuttavia, secondo il monitoraggio Challenger, i tagli annunciati hanno superato 1,1 milioni entro novembre, alimentando timori di un rallentamento più marcato.
Ripartono gli acquisti di Treasury
Accanto al taglio dei tassi, la Fed ha annunciato la ripresa degli acquisti di Treasury bill, per la prima volta dopo il lungo periodo di riduzione del bilancio. Il Comitato ha motivato la scelta con la necessità di sostenere le condizioni di liquidità nei mercati a breve termine. Il programma partirà immediatamente con 40 miliardi di dollari e resterà “elevato per alcuni mesi”, prima di una graduale riduzione.
Mercati e successione di Powell
A Jerome Powell restano solo tre meeting prima che Donald Trump nomini il nuovo presidente della Fed. I mercati scommettono su Kevin Hassett, favorito al 72%, seguito da Kevin Warsh e Christopher Waller.
Nonostante il dot plot prudente, il mercato resta più aggressivo: secondo il FedWatch Tool del CME Group, c’è una probabilità del 68% che la Fed effettui due o più tagli nel 2026.
Per Bret Kenwell, US investment analyst di eToro, quella di dicembre è stata “una Fed con occhi da falco ma cuore da colomba”.
Il messaggio chiave, sottolinea l’analista, è che nessun membro del FOMC prevede rialzi dei tassi come scenario base: un elemento che mantiene aperta la porta a nuovi tagli e alimenta le speranze degli investitori.
Wall Street guarda al rally di fine anno
La reazione dei mercati è stata positiva.
Alla chiusura:
- Dow Jones +497 punti (+1,05%)
- S&P 500 +0,67%
- Nasdaq +0,33%
I rendimenti dei Treasury a lunga scadenza sono rimasti stabili, mentre l’assenza di un tono realmente restrittivo ha rafforzato l’idea che la Fed stia cercando di accompagnare l’economia verso un atterraggio morbido.
Se i dati macro delle prossime settimane non dovessero sorprendere in negativo, il terzo taglio consecutivo potrebbe davvero aprire la strada a un rally di fine anno, con la politica monetaria che resta – almeno per ora – un alleato dei mercati.
Fonte: Link
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