Eurozona, l’inflazione rallenta: occhi puntati sulla BCE
L’inflazione complessiva nell’eurozona dovrebbe rallentare a maggio, scendendo al di sotto dell’obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea (BCE). I dati ufficiali verranno pubblicati da Eurostat il 3 giugno, pochi giorni prima della prossima riunione della BCE.
Previsioni per l’inflazione
Secondo le stime degli analisti raccolte da FactSet, a maggio l’inflazione globale dovrebbe attestarsi all’1,9% su base annua, in calo rispetto al 2,2% registrato ad aprile. Anche l’inflazione core, che esclude energia e alimentari, è prevista in discesa al 2,3% rispetto al 2,7% del mese precedente.
Ad aprile, il contributo maggiore all’inflazione complessiva è arrivato dai servizi (1,80 punti percentuali), seguito dagli alimentari, alcolici e tabacco (0,57 punti). L’energia ha invece avuto un impatto deflazionistico (-0,35 punti), mentre i beni industriali non energetici hanno contribuito per soli 0,15 punti.
Cosa aspettarsi dall’inflazione dei servizi
Gli analisti guardano con attenzione al dato dell’inflazione dei servizi, dopo l’impennata inattesa di aprile dovuta soprattutto al periodo pasquale. Secondo Goldman Sachs, le tariffe aeree, i pacchetti vacanze e i servizi legati all’ospitalità dovrebbero normalizzarsi a maggio, portando l’inflazione core nell’eurozona al 2,44%.
Anche Riccardo Marcelli Fabiani, economista senior di Oxford Economics, prevede una decelerazione dell’inflazione nei servizi nei prossimi mesi, aiutata dal rallentamento della crescita salariale. Inoltre, la debolezza nei prezzi delle materie prime dovrebbe contribuire a contenere l’inflazione generale.
La BCE taglierà ancora i tassi?
Il 5 giugno la BCE si riunirà per decidere sui tassi d’interesse. I mercati prevedono un nuovo taglio, dopo la riduzione di aprile che ha portato il tasso di deposito al 2,25%.
Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE, ha avvertito che i dazi statunitensi potrebbero influenzare al rialzo alcuni prezzi, suggerendo che la BCE potrebbe essere prudente con ulteriori tagli. Tuttavia, gli economisti rimangono convinti che i fattori disinflazionistici prevalgano.
Secondo Grant Slade di Morningstar, la debolezza del mercato del lavoro tedesco e il rallentamento generale della crescita salariale in Europa lasciano spazio per un ulteriore allentamento monetario.
Anche Irene Lauro di Schroders concorda sulla necessità di un ulteriore taglio, probabilmente l’ultimo del 2025, che porterebbe il tasso di deposito al 2%. Lauro, tuttavia, mette in guardia sui rischi legati all’incertezza delle politiche commerciali tra USA ed Europa, fattore che potrebbe mantenere elevata la volatilità dei prezzi.
In sintesi, gli analisti concordano sul fatto che la BCE continuerà a monitorare attentamente i dati, mantenendo una politica monetaria accomodante almeno per il breve termine.
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