Pubblicato il 25 dicembre 2025 su Punti di vista sul mercato

Europa sorprende nel 2025: crescita più forte, ma il 2026 resta un test decisivo

Il 2025 si avvia alla conclusione come un anno migliore delle attese per l’economia europea. A tracciarne il bilancio è Sylvain Broyer, chief economist EMEA di S&P Global Ratings, che individua nella tenuta della crescita e nella forza delle valute locali i principali elementi di sorpresa. Uno scenario incoraggiante, ma non sufficiente – avverte – per abbandonare la cautela in vista del 2026.

Valute forti contro ogni previsione

Secondo Broyer, l’anno appena trascorso ha combinato dinamiche attese e sviluppi inattesi. I consumi hanno ripreso slancio, la disoccupazione è scesa ulteriormente e fiducia e produttività hanno iniziato a migliorare. Il tutto in un contesto reso più complesso dall’aumento dei dazi statunitensi sui beni europei, che avrebbe dovuto indebolire le divise del continente.
È accaduto l’opposto: euro, sterlina e franco svizzero si sono rafforzati contro il dollaro, una dinamica che l’economista definisce una delle vere sorprese del 2025. A questo si è aggiunto l’annuncio di uno stimolo fiscale tedesco di dimensioni superiori alle attese, che ha portato a una revisione al rialzo delle prospettive di crescita per il periodo 2026-2028.

Il PIL sorprende per solidità

La vera notizia dell’anno, però, arriva dalla crescita. Nonostante shock esterni e incertezza geopolitica, il PIL ha mostrato una capacità di tenuta superiore alle previsioni iniziali.
S&P stima ora una crescita dell’1,4% sia per l’Area euro sia per il Regno Unito nel 2025, contro attese iniziali comprese tra lo 0,8% e lo 0,9%.
Alla base di questa revisione c’è soprattutto il contributo degli investimenti, inizialmente sottovalutato. Secondo Broyer, nel 2025 gli investimenti avrebbero aggiunto circa mezzo punto percentuale alla crescita, un apporto paragonabile a quello dei consumi. A sostenere il dato sono stati:

  • gli investimenti pubblici legati ai fondi NextGeneration EU, in particolare in Spagna e Italia;
  • la spinta degli investimenti privati in ICT e proprietà intellettuale;
  • il boom delle infrastrutture legate all’intelligenza artificiale, soprattutto in Irlanda.

2026: crescita sì, entusiasmo no

Nonostante il finale d’anno positivo, S&P invita a non eccedere nell’ottimismo. La buona capacità di assorbire gli shock nel 2025 potrebbe infatti indicare che l’aggiustamento dell’economia europea a un nuovo equilibrio – segnato da dazi USA, importazioni cinesi e valute forti – non è ancora completo. Per il 2026, l’agenzia prevede una crescita stabile, sostenuta da bilanci familiari solidi e da condizioni finanziarie ancora favorevoli. La Bank of England dovrebbe continuare con un orientamento accomodante, mentre la BCE è attesa mantenere tassi bassi, con margini limitati per ulteriori movimenti valutari in assenza di nuovi shock.

Politica economica sotto i riflettori

Il vero discrimine per le prospettive future resta però la politica economica. Centrale sarà l’attuazione del piano fiscale tedesco, di cui restano da chiarire portata e impatto reale sull’economia europea. Altrettanto rilevanti saranno i negoziati sul Quadro finanziario pluriennale dell’UE, in vista del voto del 2027, che potrebbero ridefinire le priorità di spesa verso infrastrutture, difesa, clima e innovazione, includendo nuovi strumenti sul modello del Recovery Fund.

Tre temi da tenere d’occhio

In sintesi, secondo Broyer gli investitori dovrebbero monitorare: l’implementazione dello stimolo fiscale tedesco e i suoi effetti sull’area euro; l’evoluzione delle politiche fiscali e industriali a livello europeo; e infine la sostenibilità del boom degli investimenti in tecnologia e AI, e il loro impatto su produttività e occupazione.


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