Dividendi a rischio: come riconoscere le cedole che non reggeranno
C’è un’illusione che perseguita molti investitori: credere che un dividendo alto sia sempre un buon affare. La realtà è più cruda, come dimostrano i casi di Walgreens, 3M e Shell – colossi che dopo decenni di pagamenti regolari hanno dovuto tagliare le cedole, lasciando gli azionisti con un doppio danno: meno reddito e un crollo del capitale. Ma come si fa a prevedere questi tagli? Ecco tre segnali da monitorare.
Il payout ratio: quando i numeri gridano l’insostenibilità
Immaginate un’azienda che paghi 3 dollari di dividendi per ogni dollaro guadagnato. È esattamente ciò che faceva Walgreens prima del taglio del 2024, con un payout ratio del 290%. Un chiaro segnale d’allarme: nessun business può regalare più di quanto produce.
La regola d’oro:
- Payout sotto il 60-70%: generalmente sicuro.
- Oltre l’80%: bandiera rossa.
- Oltre il 100%: insostenibile per definizione.
L’economic moat: il fossato che protegge il dividendo
Morningstar misura la solidità di un’azienda con il concetto di “fossato competitivo” (economic moat). Le società con un moat ampio (come Coca-Cola o Microsoft) resistono meglio alla concorrenza e tagliano meno i dividendi. Walgreens, invece, era classificata senza moat: in un settore ipercompetitivo come la farmacia, ha ceduto alla pressione sui margini.
Per verificarlo:
- Cercate le analisi Morningstar sul sito dell’azienda.
- Evitate i settori senza barriere all’entrata (es. retail tradizionale).
La distanza dal default: quando il mercato fiuta il pericolo
Prima che i bilanci mostrino problemi, spesso il prezzo delle azioni crolla. Il parametro Distance to Default misura proprio questo: combina volatilità e valore di mercato per prevedere il rischio di insolvenza. Walgreens aveva un punteggio bassissimo prima del taglio.
Dove trovarlo:
- Non è pubblico, ma alcuni broker lo calcolano.
- Alternative: monitorare il debito/EBITDA e il rating creditizio.
La lezione di Walgreens: yield alto = rischio alto
Nel 2023, Walgreens offriva un dividend yield del 9%, attirando chi cercava reddito. Ma quel rendimento era gonfiato da un crollo del 60% del titolo – non da utili solidi. Quando il dividendo è stato tagliato, il prezzo è crollato ulteriormente.
Altri casi famosi:
- Shell: 75 anni di dividendi ininterrotti, poi il taglio nel 2020.
- 3M: cedola pagata per 67 anni, sospesa nel 2024.
Ecco cosa tenere a mente per non farsi ingannare dalle cedole allettanti:
Occhio agli yield troppo golosi
Quel fantastico 9% offerto da Walgreens? Si è rivelato una trappola. Come regola generale, quando un dividendo supera il 6-7%, è il caso di fare qualche domanda in più. Spesso, rendimenti così succosi nascondono problemi sottostanti o un prezzo del titolo già in caduta libera.
Costruisci un portafoglio equilibrato
Non mettere tutte le uova nello stesso paniere. L’ideale? Un mix di società con:
- Vantaggi competitivi solidi (quelle che Morningstar chiama “wide moat”)
- Payout ratio ragionevoli (idealmente sotto il 70%)
In questo modo, anche se qualche cedola dovesse ridursi, il tuo reddito da dividendi non crollerà tutto insieme.
Non fissarti solo sul dividendo
Ricorda: un buon investimento non è quello che paga la cedola più alta, ma quello che ti offre il miglior rendimento totale (dividendi + crescita del capitale). A volte, è meglio un titolo con dividendo modesto ma in crescita, che uno con yield stellare ma destinato a tagli.
E domani? I dividendi torneranno di moda
I cicli dei mercati insegnano che dopo i periodi di magra per i dividendi, arriva sempre la rivincita. Ma attenzione: la qualità farà la differenza. Tra un titolo che promette il 9% a rischio e uno che offre un solido 5% sostenibile, la scelta dovrebbe essere ovvia.
Come dicevano gli antichi romani: “Melior est certa pax quam sperata victoria” – meglio una pace certa che una vittoria sperata. Nel mondo degli investimenti, questo si traduce in: meglio un dividendo più basso ma sicuro, che uno alto ma a rischio di taglio.
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