Dazi e crescita globale: allarme Fitch e OMC per il 2025
Il mondo economico si prepara ad affrontare una nuova ondata di incertezza dovuta all’escalation della guerra commerciale internazionale. Secondo il recente aggiornamento dell’agenzia Fitch, la crescita globale per il 2025 subirà una drastica frenata, scendendo sotto il 2%. Si tratterebbe della crescita più debole dal 2009, escludendo gli anni eccezionali della pandemia e delle precedenti crisi tariffarie.
Fitch ha rivisto al ribasso le proprie previsioni globali di ben 0,4 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. Il rallentamento coinvolgerà in particolare due giganti dell’economia mondiale, Stati Uniti e Cina, entrambi penalizzati da una riduzione delle aspettative di crescita di circa mezzo punto percentuale rispetto a marzo. Per gli Stati Uniti, Fitch prevede ora una crescita annuale complessiva di appena l’1,2%, con una frenata significativa verso la fine del 2025 (solo 0,4% di crescita annualizzata nell’ultimo trimestre). La Cina, invece, difficilmente supererà il 4% di crescita sia per il 2025 che per il 2026. Non se la cava meglio l’Eurozona, destinata a restare sotto l’1%.
Anche l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ha espresso preoccupazione, stimando una possibile contrazione del commercio globale compresa tra lo 0,2% e l’1,5% nel 2025, a seconda di come evolverà la situazione tariffaria imposta dagli Stati Uniti. Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale dell’OMC, ha avvertito che la persistente incertezza causata dalle tensioni commerciali avrà conseguenze pesanti, soprattutto sulle economie più fragili. Tuttavia, la crisi rappresenta anche una potenziale opportunità: l’OMC sottolinea la necessità di riformare le regole del commercio internazionale, promuovendo condizioni di concorrenza più eque e aggiornando gli accordi in linea con le nuove sfide economiche e politiche.
Inizialmente, per il biennio 2025-2026 si prevedeva una crescita del commercio di beni in parallelo al PIL globale, con una dinamica ancora più positiva per i servizi. Tuttavia, la nuova ondata di dazi ha cambiato radicalmente lo scenario, portando gli economisti a stimare una contrazione dello 0,2% per il commercio di beni nel 2025, con una modesta ripresa del 2,5% nel 2026. Restano però alti i rischi derivanti da nuove escalation tariffarie e dalla persistente instabilità politica globale.
Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, conferma le difficoltà che gli Stati Uniti stanno affrontando. Durante un intervento all’Economic Club di Chicago, Powell ha evidenziato un chiaro rallentamento della crescita economica americana, sottolineando come l’incertezza legata ai dazi abbia impattato negativamente su famiglie e imprese. Inoltre, l’aumento anticipato delle importazioni da parte delle aziende, nel tentativo di evitare nuovi dazi, potrebbe ulteriormente indebolire le previsioni del PIL per il primo trimestre 2025.
Tuttavia, Powell ha ribadito che l’economia statunitense mantiene una posizione di fondo solida e che la Fed continuerà a monitorare attentamente ogni variazione nei dati economici per adattare la propria politica monetaria di conseguenza.
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