Pubblicato il 31 dicembre 2025 su Punti di vista sul mercato

Dal tech globale ai mercati dimenticati: come cambia l’azionario nel 2026

Dopo un lungo periodo in cui i rendimenti azionari sono stati dominati dalle megacap tecnologiche statunitensi, il 2026 si apre con un quadro più articolato e, per certi versi, più favorevole a una vera diversificazione globale. La crescita non scompare, ma cambia pelle: gli utili iniziano a diffondersi oltre il comparto tech, le banche centrali si avvicinano a una fase di allentamento monetario e le aree extra-USA tornano a offrire combinazioni interessanti di rischio e rendimento. In questo scenario, l’intelligenza artificiale resta un motore strutturale di lungo periodo, ma non è più l’unico fattore in grado di sostenere i mercati. Disciplina nelle valutazioni, attenzione al rischio valutario e maggiore selettività settoriale diventano elementi centrali nella costruzione dei portafogli azionari per il nuovo anno.

Un approccio costruttivo, ma più equilibrato

Secondo Julius Baer, il 2026 si apre con una view positiva, ma meno sbilanciata rispetto al recente passato. La crescita degli utili si sta progressivamente estendendo oltre il settore tecnologico, i margini rimangono solidi e il sentiment degli investitori appare moderato. L’AI continua a rappresentare un driver fondamentale, ma l’elevata concentrazione dei rendimenti suggerisce una maggiore diversificazione, con un rinnovato interesse per settori difensivi e ciclici europei. Anche i mercati emergenti, secondo la banca svizzera, potrebbero beneficiare di un contesto più favorevole: possibili tagli dei tassi da parte della Fed, un dollaro meno forte e una riaccelerazione degli utili rendono l’Asia – e la Cina in particolare – tra le principali aree di interesse.

Il nodo del rischio valutario per gli investitori europei

Per chi investe in euro, la diversificazione geografica porta con sé una doppia sfida. “La gestione del rischio valutario e il riposizionamento settoriale diventano decisioni chiave”, osserva Giacomo Calef, country head Italy di NS Partners. Con i titoli statunitensi che rappresentano circa il 65–70% della capitalizzazione globale, qualsiasi rialzo del mercato USA arriva nei portafogli europei filtrato dall’andamento del dollaro, amplificando o riducendo il risultato finale. In questo contesto, l’azionario svizzero può rappresentare un’interessante alternativa: valutazioni più moderate, bilanci solidi, forte generazione di cassa e politiche di dividendo disciplinate lo rendono un potenziale elemento di stabilità nei portafogli globali.

Europa: valore, selettività e meno concentrazione

L’Europa resta un mercato da affrontare con approccio flessibile e selettivo. Secondo Niall Gallagher, Chris Legg e Chris Sellers di Jupiter Asset Management, le valutazioni rimangono interessanti e il mercato europeo è strutturalmente meno concentrato rispetto a quello statunitense. Le opportunità emergono nei Paesi periferici, nel settore bancario e in trend strutturali come elettrificazione e infrastrutture. In un contesto di volatilità ancora presente, la gestione attiva, la selezione disciplinata dei titoli e una costruzione prudente del portafoglio restano elementi determinanti per generare rendimenti nel lungo periodo.

Settori: più equilibrio oltre il tech

Dal punto di vista settoriale, NS Partners invita a riconsiderare la composizione degli indici globali. L’Information Technology tratta su multipli elevati, mentre comparti come Consumer Staples e Healthcare appaiono relativamente più ragionevoli. Questo non implica abbandonare il tech, ma affrontarlo con maggiore disciplina, privilegiando aziende capaci di trasformare la crescita dei ricavi in flussi di cassa sostenibili e valutazioni giustificabili.

Una leadership di mercato più ampia

Secondo Stephen Dover e Lawrence Hatheway del Franklin Templeton Institute, il 2026 potrebbe segnare un ampliamento della leadership di mercato. Dopo anni di “eccezionalismo” statunitense, l’allentamento monetario apre opportunità in settori e regioni finora penalizzati. Negli Stati Uniti, le prospettive per small cap, industriali e finanziari stanno migliorando, grazie a tassi più bassi e curve dei rendimenti più inclinate. Al di fuori degli USA, la crescita degli utili nei mercati emergenti potrebbe avvicinarsi a quella statunitense, mentre l’Europa potrebbe beneficiare di politiche monetarie e fiscali più accomodanti, capaci di riattivare i cicli di crescita.

Valutazioni e ribilanciamento globale

Una visione condivisa anche da MFS Investment Management. Nel 2025, per la prima volta dopo anni, le azioni internazionali hanno sovraperformato quelle statunitensi, favorite da un dollaro più debole e da una maggiore volatilità del mercato USA. A sostenere l’azionario ex USA sono le riforme strutturali in Europa, i cambiamenti di governance in Giappone e l’innovazione nei mercati emergenti. Un elemento chiave resta lo sconto valutativo: i titoli non statunitensi trattano ancora a livelli significativamente inferiori rispetto agli USA.
Il messaggio per il 2026 è chiaro: pensare in modo globale e investire senza confini geografici diventa una scelta sempre più razionale.



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