Fed: Taglio dei Tassi a Settembre Quasi Certo, ma i Gestori sono prudenti
Le recenti dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, durante il simposio di Jackson Hole, sembrano confermare un imminente allentamento della politica monetaria statunitense. Tuttavia, gli asset manager rimangono cauti, evidenziando i rischi associati a tagli troppo rapidi o eccessivi dei tassi di interesse.
Powell: È tempo di adeguare la politica monetaria
Durante il suo intervento al simposio annuale di Jackson Hole, Powell ha chiarito che la Federal Reserve è pronta a modificare la propria politica monetaria. Le dichiarazioni del presidente non hanno lasciato spazio a dubbi: l’atteso cambio di rotta in direzione “dovish” sembra ormai una certezza. Questo ha rassicurato i mercati, ma ha sollevato dubbi tra i gestori di fondi, preoccupati per le implicazioni a lungo termine e per il potenziale rischio di una riduzione dei tassi troppo anticipata o pronunciata.
Inflazione sotto controllo, fiducia sui progressi raggiunti
Powell ha spiegato che l’inflazione negli Stati Uniti è vicina al target della Fed, leggermente sopra il 2%. Ha inoltre sottolineato i “progressi sufficienti” ottenuti nella lotta contro l’inflazione e ha espresso fiducia nella solidità del mercato del lavoro statunitense. Il messaggio della Fed è chiaro: l’obiettivo è un “atterraggio morbido”, dove il contenimento dell’inflazione non comprometta la crescita economica né provochi un aumento della disoccupazione.
Le opinioni contrastanti degli esperti
Richard Clarida, consulente economico globale di Pimco, ritiene che il discorso di Powell confermi un imminente taglio dei tassi di 25 punti base nella riunione di settembre. Clarida prevede ulteriori due riduzioni simili a novembre e dicembre, ma sottolinea che il discorso del presidente della Fed non ha offerto indicazioni chiare sulla strategia a lungo termine della banca centrale. La mancanza di dettagli sul tasso finale dei federal funds o sul ritmo futuro dei tagli suggerisce un approccio dipendente dai dati, con il rapporto sull’occupazione di agosto che sarà cruciale.
Blerina Uruci, chief US economist di T. Rowe Price, condivide questa visione, ma avverte che il percorso potrebbe essere più complesso del previsto. Uruci ipotizza che un rallentamento del mercato del lavoro potrebbe spingere la Fed a un taglio dello 0,5%, ma la sua previsione di base rimane per un taglio dello 0,25% a ogni riunione fino a dicembre. Se l’economia USA seguirà il percorso previsto, i tagli complessivi nei prossimi 12 mesi potrebbero essere compresi tra 100 e 125 punti base, inferiori ai 200 attesi dal mercato.
Un approccio prudente è fondamentale
George Brown, senior US Economist di Schroders, mette in guardia contro un taglio troppo aggressivo, come quello di 50 punti base, nella prossima riunione. Secondo Brown, un intervento di questa portata potrebbe confondere il messaggio della Fed sul futuro allentamento monetario o alimentare timori di recessione. Nonostante la crescita economica americana stia rallentando, Brown ritiene che essa rimanga comunque robusta, e che un approccio prudente e basato sui dati sia giustificato.
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