Pubblicato il 7 novembre 2024 su Punti di vista sul mercato

Atteso taglio FED, ma incertezze per il 2025

La Federal Reserve si appresta a ridurre i tassi d’interesse di 25 punti base e, con ogni probabilità, potrebbe replicare la stessa misura a dicembre. Tuttavia, le politiche inflazionistiche annunciate dal presidente USA Donald Trump, neo-eletto, potrebbero complicare il percorso di allentamento previsto nel 2025. Mentre si attende il risultato del penultimo incontro dell’anno della Fed, gli occhi degli investitori sono puntati anche sulla Casa Bianca. I mercati, infatti, si aspettano quasi certamente un taglio di 25 punti base, ma l’incertezza maggiore riguarda l’impatto delle promesse elettorali di Trump sull’inflazione e, di conseguenza, sulla politica monetaria.

Secondo Jan Hatzius, capo economista di Goldman Sachs, i dazi annunciati da Trump potrebbero spingere l’inflazione americana in crescita dell’1,1%, bloccando inevitabilmente il ciclo di riduzione dei tassi. Ulteriori preoccupazioni riguardano anche l’autonomia della banca centrale: già durante il precedente mandato, Trump ha esercitato pressioni sul presidente della Fed, Jerome Powell, per una riduzione del costo del denaro. Ora, con il Senato repubblicano che conferma le nomine della Fed, l’influenza del presidente sull’istituto potrebbe aumentare.

Il Taglio di Novembre: Decisione Certa, mentre Dicembre Resta Incerto

François Rimeu, senior strategist di Crédit Mutuel Asset Management, ritiene che il taglio di 25 punti base sia quasi scontato e già valutato dai mercati, ma che la Fed resterà cauta sui prossimi interventi. Anche Erik Weisman, chief economist di MFS Investment Management, conferma che la decisione di dicembre dipenderà dai dati economici. Weisman osserva che l’economia USA è più resiliente di quanto previsto e che l’inflazione ha superato le aspettative. Per Michael Krautzberger di Allianz Global Investors, la Fed sembra orientata verso una politica monetaria più neutrale, considerando la fiducia nelle prospettive di inflazione, ma l’incertezza elettorale potrebbe influire negativamente sul ciclo di allentamento atteso nel 2025.

L’Impatto delle Politiche di Trump nel 2025

Le maggiori preoccupazioni degli investitori riguardano proprio le politiche economiche annunciate da Trump, come l’aumento delle tariffe sulle importazioni, la riduzione delle tasse, la deregolamentazione del settore oil & gas e misure restrittive sull’immigrazione, che potrebbero alimentare l’inflazione e la crescita economica nei prossimi anni. Secondo gli analisti di Unicredit, queste misure potrebbero spingere la Fed a sospendere i tagli dei tassi dopo i previsti interventi del 2024.

Graham Stock e Charlie Whinery di RBC BlueBay sottolineano il rischio inflazionistico legato a tariffe del 10% a livello globale e del 60% verso la Cina, che potrebbero costringere la Fed a una posizione di attesa, destabilizzando il mercato obbligazionario anche se potrebbero portare a una reazione positiva sui mercati azionari a breve termine.

Previsioni a Lungo Termine: Impatto della Politica Fiscale e Commerciale

Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, non prevede impatti immediati sulle decisioni di Powell fino alla fine del 2024, ma avverte che un controllo repubblicano del Congresso permetterebbe a Trump di attuare una politica fiscale ultra-espansiva e protezionista, generando forti pressioni inflazionistiche che renderebbero la Fed meno accomodante di quanto previsto. La conquista del Senato, inoltre, darebbe al presidente maggior libertà nelle nomine della banca centrale, aumentando la sua influenza.

Anche Christian Scherrmann di DWS evidenzia il rischio di stimolare eccessivamente la domanda, ostacolando gli sforzi della Fed contro l’inflazione. Con queste incertezze, la banca centrale adotterà una politica flessibile basata sui dati economici, mantenendo un tono cauto nelle prossime conferenze. Tuttavia, Scherrmann osserva che con i tassi attuali ben al di sopra del livello neutrale, Powell ha un margine di manovra per prendere decisioni nelle ultime due riunioni del 2024. Entro dicembre, sarà probabilmente più chiaro cosa aspettarsi dal Congresso, elemento che potrebbe influenzare in modo significativo il futuro della politica monetaria.

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