J.P. Morgan AM per il 2026: “Stop ai mega-trend, torna la selezione dei titoli”
Secondo J.P. Morgan Asset Management, il 2026 sarà un anno caratterizzato da un contesto economico favorevole, sostenuto da politiche fiscali espansive, una Federal Reserve accomodante e un mercato del lavoro statunitense ancora solido. Ma, a differenza degli ultimi anni, a guidare i portafogli non saranno le grandi tematiche globali, come l’Intelligenza Artificiale, bensì la selezione accurata dei singoli titoli.
È questo il messaggio chiave emerso dall’outlook 2026 presentato a Milano da Maria Paola Toschi, global market strategist di J.P. Morgan AM.
2026: uno scenario macro più espansivo
La casa di gestione vede un miglioramento del quadro economico globale grazie a tre fattori determinanti. Stimolo fiscale senza precedenti, in particolare negli Stati Uniti. Politiche monetarie accomodanti, con banche centrali orientate a favorire la crescita. Tasso di disoccupazione USA al 4,4%, indicativo di un’economia ancora resiliente.
In questo contesto, J.P. Morgan AM ritiene che il 2026 offrirà opportunità diffuse, ma solo per chi saprà costruire portafogli realmente diversificati.
Non più temi, ma titoli: la selezione torna centrale
Secondo Toschi, il 2026 non premierà le grandi narrazioni di mercato. La strategia vincente sarà:
✔️ Diversificazione selettiva globale
Scegliere le aziende una per una, valutando fondamentali, posizionamento competitivo e ciclicità settoriale. Le aree geografiche più interessanti secondo l’outlook sono Europa, Asia e Stati Uniti, con un avvertimento: negli USA “serve una selezione molto rigorosa”.
✔️ Settori da monitorare
J.P. Morgan AM individua diversi ambiti con un buon potenziale per la diversificazione dei portafogli: Banche, Difesa, Granolas (i colossi europei ad alta qualità) e Cina, definita “cruciale”, perché ogni cambiamento politico a Pechino ha impatti globali.
Cresce il ruolo dei mercati privati
Secondo Toschi, la diversificazione passa anche dai private markets, che continuano ad attirare capitali, in particolare: Private equity, Private credit, Infrastrutture, Trasporti, Materie prime e legname, Prestiti diretti. Questi strumenti, seppur complessi, possono aiutare i portafogli a proteggersi da scenari avversi, come una nuova ondata inflazionistica.
Tecnologia: esiste davvero il rischio bolla?
Il 2025 ha visto un dominio assoluto dei titoli tech e dell’ecosistema AI, ma per J.P. Morgan AM non esistono i presupposti di una bolla simile a quella delle dot-com.
Ecco perché le valutazioni sono alte, ma non estreme.
I modelli di business attuali sono profittevoli e solidi.
Le aziende tech presentano livelli di debito contenuti.
Il mercato IPO è molto più razionale rispetto all’anno 2000.
Il vero rischio non è la bolla, ma l’incertezza sull’innovazione: capacità produttiva, sostenibilità della domanda ed infine evoluzione dei modelli di business. Domande come “Nvidia continuerà a battere le attese?” restano centrali.
Come proteggersi dai rischi del 2026
J.P. Morgan AM identifica due grandi minacce per i mercati:
1) Inflazione — acuta o cronica
- Inflazione acuta → puntare su attivi reali e indici con esposizione a materie prime.
- Inflazione cronica → privilegiare Real Estate, bond inflation linked e oro.
2) Possibile bolla degli asset
In questo scenario, la protezione migliore arriva dalle obbligazioni di alta qualità e dalla duration lunga, come i T-Bond USA. Se si verificasse una correzione violenta, J.P. Morgan AM si aspetta tagli rapidi delle banche centrali, favorendo i titoli governativi a lungo termine.
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