La BCE ha chiuso il ciclo di tagli? Cosa aspettarsi a dicembre e nel 2026
Inflazione vicina all’obiettivo, crescita debole e mercati che non scommettono su ulteriori riduzioni dei tassi: il 2026 potrebbe aprire un nuovo capitolo per la politica monetaria europea.
BCE: il ciclo di riduzione dei tassi sembra arrivato al capolinea
Secondo la maggior parte degli analisti, la Banca Centrale Europea è ormai vicina a concludere il ciclo di tagli avviato nel giugno 2024. Dopo otto riduzioni consecutive, il tasso sui depositi è sceso dal 4% al 2%, e i mercati non prevedono nuove mosse nella riunione del 18 dicembre.
La curva dei tassi prezzata dal mercato suggerisce un quadro stabile: il tasso implicito di fine 2026 è all’1,85%, sostanzialmente invariato rispetto alle settimane precedenti, segno che non ci si attende un ulteriore allentamento monetario.
Inflazione sotto controllo, crescita ancora debole
Il principale motivo che spinge la BCE verso una pausa è semplice: l’inflazione dell’eurozona è scesa al 2,1%, perfettamente in linea con il target e i principali indicatori “core” indicano una dinamica dei prezzi coerente con l’obiettivo a medio termine.
Secondo Oliver Eichmann (DWS), la banca centrale “ritiene di trovarsi in una posizione favorevole”, e i dati sembrano confermarlo.
La crescita, invece, resta un punto critico. Le previsioni della BCE indicano:
- +0,9% nel 2025,
- +1,1% nel 2026,
- +1,3% nel 2027.
Un ritmo lento, ma non allarmante, che lascia un margine teorico per nuovi tagli se la debolezza economica dovesse intensificarsi.
Il nodo 2026: taglio, pausa… o addirittura un rialzo?
Se il 2025 sembra già scritto, il 2026 rimane un territorio molto più incerto. Gli economisti si dividono in tre scenari:
1) Scenario base (il più probabile): tassi invariati per tutto il 2026
Goldman Sachs prevede che la BCE manterrà il tasso sui depositi al 2% almeno fino al 2026, a meno di una discesa improvvisa dell’inflazione.
2) Scenario “dovish”: qualche ulteriore taglio
Alcuni economisti ipotizzano fino a 50 punti base di riduzione nei prossimi 12 mesi, se crescita e inflazione dovessero sorprendere al ribasso. DZ Bank prevede addirittura un taglio già a dicembre, seguito da una lunga pausa nel 2026.
3) Scenario “hawkish”: rischio di un rialzo tassi nel 2026
Una minoranza crescente vede possibili pressioni inflazionistiche al rialzo. Isabel Schnabel (BCE) parla apertamente di un nuovo rischio: “Le spinte inflazionistiche si stanno rafforzando, tra stimoli fiscali, aumento della spesa pubblica e una crescita più dinamica.”
Anche Deutsche Bank Research ritiene plausibile un rialzo di 25 punti base entro fine 2026, soprattutto in uno scenario di inflazione più persistente.
Perché la riunione di dicembre sarà cruciale
A dicembre la BCE pubblicherà nuove proiezioni su inflazione 2025–2027, crescita economica e prima stima dell’inflazione attesa nel 2028.
Ed è proprio quest’ultimo dato che potrebbe cambiare la narrativa. Come spiega Carsten Brzeski (ING): “Se la previsione dell’inflazione 2028 scendesse sotto l’1,7%, aumenterebbe la probabilità di un ulteriore taglio.” Le proiezioni quindi potrebbero ridefinire la traiettoria della politica monetaria per i prossimi due anni.
Qual è l’impatto sui mercati obbligazionari?
Il contesto attuale favorisce una maggiore stabilità. I rendimenti dei Bund decennali restano elevati (circa 2,68%), riflettendo incertezze fiscali e aumento dell’offerta. Le obbligazioni a breve scadenza sono rimaste ferme, ma potrebbero diventare molto più volatili se la BCE cambiasse rotta.
Secondo DWS, in caso di un inatteso rialzo tassi: “La parte breve della curva registrerebbe un calo di prezzo più marcato.”
Nel frattempo, spiega Chris Iggo (AXA IM), il calo dei costi di finanziamento sta riportando molte società sul mercato primario, con spread in riduzione e maggior interesse verso le durate lunghe.
Inflazione: rischi in entrambe le direzioni
La BCE prevede un percorso disinflazionistico ben definito: 2,1% nel 2025, 1,7% nel 2026, 1,8% nel 2027 (core).
Tuttavia, i rischi non sono tutti al ribasso. Schnabel avverte che maggiore spesa pubblica, pressioni salariali, riaccelerazione ciclica e investimenti in difesa e infrastrutture potrebbero innescare una nuova fase di pressioni al rialzo.
Un 2026 stabile, ma non privo di incognite
Il quadro che emerge è duplice: inflazione sotto controllo, crescita debole ma non recessiva, mercati che non si aspettano più tagli e rischio di rialzo tassi non del tutto escluso.
Il ciclo di tagli della BCE sembra dunque arrivato al termine, ma la politica monetaria del 2026 dipenderà da un equilibrio delicato tra crescita, salari, stimoli fiscali e dinamiche globali.
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