Pubblicato il 9 ottobre 2025 su Punti di vista sul mercato

Il lento tramonto del dollaro

La valuta statunitense sta attraversando una fase di progressiva debolezza: −5% in pochi mesi, riserve globali in calo e fiducia istituzionale in discussione.
Pur restando al centro del sistema finanziario mondiale, il dollaro americano mostra segnali di erosione strutturale, guidata da fattori economici, politici e geopolitici.

Il dollaro perde slancio: dati e contesto macro

Dall’inizio del 2025, il dollaro ha perso circa il 5% rispetto alle principali valute sviluppate, mentre il franco svizzero è risultato il maggior beneficiario del trend.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la quota del dollaro nelle riserve globali è scesa dal 71% del 1999 al 58,9% nel primo trimestre del 2025.
Nonostante ciò, la valuta americana resta dominante: 64% del debito mondiale è ancora denominato in dollari; oltre il 50% del commercio globale continua a essere fatturato nella divisa statunitense.
Un primato solido, ma in lento e costante declino.

Politiche USA e fiducia in calo

“Dal 2 aprile il dollaro ha continuato a deprezzarsi, riflettendo i desiderata dell’amministrazione USA”, osserva Andrea Campisi di Pictet Asset Management. Secondo il manager, le politiche fiscali espansive della Casa Bianca rischiano di surriscaldare l’inflazione e frenare la crescita, alimentando la sfiducia nei Treasury e nel sistema americano.
Anche Giorgio Broggi (Moneyfarm) sottolinea il quadro di rallentamento: “La crescita del PIL è scesa dal 3% all’1,6% e l’incertezza politica ha provocato in aprile un insolito calo simultaneo di dollaro e azioni USA”.
Un evento raro, che ha incrinato il ruolo del biglietto verde come bene rifugio globale.

L’emergere di un sistema multipolare

Oltre ai dati economici, la debolezza del dollaro è anche una questione geopolitica.
Come spiega Campisi, “le tensioni commerciali, l’isolazionismo politico e la minaccia all’indipendenza della Fed hanno ridotto l’appeal degli asset statunitensi”.
Parallelamente, gli investitori internazionali stanno diversificando le loro riserve: lo yuan rappresenta ormai il 5,4% dei pagamenti internazionali, contro il 2% di cinque anni fa; l’euro detiene circa il 20% delle riserve mondiali, consolidando la sua posizione di seconda valuta di riferimento.
Nel frattempo, le banche centrali hanno aumentato gli acquisti d’oro a oltre 1.100 tonnellate nel 2023, un record storico. “L’oro torna a essere una riserva strategica a scapito del dollaro”, conferma Campisi.

L’ascesa dei blocchi emergenti

Le nuove alleanze economiche stanno accelerando la dedollarizzazione. I BRICS rafforzano i sistemi di pagamento alternativi a SWIFT e valutano una valuta comune per gli scambi intra-blocco. L’ASEAN ha inserito nel piano 2026-2030 l’obiettivo di ridurre l’uso del dollaro nei pagamenti regionali.
Si tratta ancora di segnali limitati, ma che delineano un mondo finanziario più multipolare, dove il dollaro resta dominante ma non più incontrastato.

L’euro, lo yen e le valute “rifugio”

Secondo Claudio Wewel (J. Safra Sarasin), l’erosione dello Stato di diritto e la volatilità politica negli Stati Uniti potrebbero dare vantaggio relativo all’euro: “L’Eurozona si sta rafforzando sul piano economico e militare, riducendo gradualmente il gap con Washington.”
Anche yen, sterlina e franco svizzero restano alternative solide, mentre le criptovalute guadagnano interesse tra i Paesi emergenti non allineati con l’Occidente.
Parallelamente, oltre 130 banche centrali stanno sperimentando valute digitali (CBDC), che potrebbero ridisegnare le dinamiche dei pagamenti internazionali.

Strategie di portafoglio: diversificare è la chiave

Il declino del dollaro ha implicazioni dirette sugli investimenti. Campisi consiglia di puntare su asset globali e valute alternative per ridurre il rischio cambio: Obbligazioni in euro e bond UE offrono un buon equilibrio tra rendimento e stabilità. Le obbligazioni emergenti in valuta locale beneficiano della debolezza del dollaro. Le azioni europee ed emergenti appaiono favorite dalla rotazione dei flussi internazionali.
Broggi conferma: “Abbiamo ridotto l’esposizione diretta al dollaro, privilegiando valute extra-USA in vista di un ciclo ribassista di medio periodo”.

Un nuovo equilibrio globale

Il mondo si sta muovendo verso una finanza meno dollarocentrica.
Il biglietto verde resterà il perno del sistema, ma dovrà condividere spazio con euro, yuan e oro, in un equilibrio più articolato e geopoliticamente sensibile. Il lento tramonto del dollaro, più che un crollo, rappresenta una transizione storica verso un ordine finanziario multipolare.


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