Pubblicato il 18 settembre 2025 su Punti di vista sul mercato

Fed taglia i tassi: nuovi ribassi attesi nel 2025 per sostenere il mercato del lavoro

La Federal Reserve ha deciso di ridurre il tasso sui federal-funds di 0,25 punti percentuali, portandolo in un nuovo intervallo compreso tra 4,00% e 4,25%. La mossa, ampiamente attesa dai mercati, riflette i crescenti segnali di debolezza del mercato del lavoro americano, emersi già nel rapporto sull’occupazione pubblicato ad agosto.

Fed: taglio di 25 punti base e rischi sul lavoro

Nel comunicato ufficiale, la Fed ha spiegato che “i rischi al ribasso per l’occupazione sono aumentati”, giustificando così la scelta di un taglio moderato.
Undici membri del FOMC hanno votato per una riduzione di un quarto di punto, mentre solo Stephen Miran ha sostenuto un taglio più profondo di mezzo punto.

Miran, recentemente entrato nel Consiglio dei Governatori della Fed, ha proposto una traiettoria più aggressiva: portare i tassi a 2,75%-3,00% entro fine 2025, il che significherebbe altri tre tagli nei prossimi mesi. Una linea più vicina alle pressioni politiche dell’amministrazione Trump, che chiede tassi ben più bassi, nell’area 1,25%-1,50%.

Powell difende l’indipendenza della Fed

Durante la conferenza stampa, il presidente della Fed Jerome Powell ha ribadito che l’indipendenza della banca centrale è “profondamente radicata nella cultura dell’istituto” e non può essere scalfita da pressioni politiche di breve periodo.
Powell ha tuttavia riconosciuto che il mercato del lavoro si trova in una fase delicata: la disoccupazione media degli ultimi tre mesi è salita al 4,2%, rispetto al 4,1% del primo trimestre, segnale di un equilibrio fragile tra domanda e offerta di lavoro.

Altri tagli in vista nel 2025

Le proiezioni del FOMC indicano un tasso di riferimento al 3,50%-3,75% entro fine 2025 e in ulteriore calo al 3,25%-3,50% nel 2026. Rispetto alle attese di mercato, ciò implica un percorso più graduale, con un solo taglio previsto per il 2026.

  • Inflazione core attesa al 2,6% nel 2026 (Morningstar prevede il 3,2%, a causa dei dazi).
  • Disoccupazione prevista al 4,4%, contro una stima più pessimista al 4,7%.
  • Crescita del PIL stimata all’1,6%, mentre altre previsioni si fermano all’1,3%.

Gli analisti ritengono che, con l’effetto inflazionistico delle tariffe considerato temporaneo, la priorità resterà la stabilizzazione dell’occupazione. Un ulteriore allentamento monetario appare quindi probabile per evitare un circolo vizioso di licenziamenti e contrazione della spesa.

Una politica monetaria più accomodante in arrivo

La Fed si muove dunque su un delicato equilibrio: contenere l’inflazione, che resta sopra l’obiettivo, e allo stesso tempo proteggere un mercato del lavoro sempre più esposto al rischio di rallentamento.
Per gli investitori, la prospettiva di tassi più bassi nel 2025 apre scenari di sostegno ai mercati azionari e obbligazionari, ma allo stesso tempo aumenta l’incertezza sul futuro dell’economia americana.

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