Pubblicato il 18 settembre 2025 su Punti di vista sul mercato

Draghi avverte l’UE: “Competitività e sovranità a rischio, serve debito comune subito”

A un anno dalla presentazione del suo rapporto sulla competitività, Mario Draghi torna a lanciare un appello all’Unione Europea. L’ex premier italiano avverte che la lentezza nell’agire minaccia la sovranità stessa dell’Europa e che la mancanza di decisioni concrete rischia di relegare il continente ai margini rispetto a Stati Uniti e Cina. Draghi, intervenuto alla conferenza organizzata dalla Commissione Europea, ha ribadito la necessità di adottare un nuovo modello di crescita e di finanziare i grandi progetti attraverso l’emissione di debito comune.

Draghi: “La lentezza dell’UE ci fa perdere terreno”

“Il nostro modello di crescita sta svanendo e non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno”, ha dichiarato Draghi. Secondo l’ex presidente della BCE, i cittadini europei mostrano frustrazione verso la lentezza istituzionale: “Sono pronti ad agire, ma temono che i governi non abbiano compreso la gravità del momento. Continuare come al solito significa rassegnarsi a rimanere indietro”.

Il nodo del debito comune

Per colmare il divario competitivo, Draghi propone di accelerare sulla strada del debito condiviso: finanziamenti congiunti tra Stati membri; progetti comuni in settori strategici come innovazione, difesa, energia e tecnologie su larga scala.

Secondo le sue stime, il debito pubblico europeo salirà al 93% del PIL nel prossimo decennio. “L’emissione congiunta non crea spazio fiscale dal nulla, ma permette all’Europa di finanziare iniziative troppo grandi per i singoli Stati”, ha spiegato.

Dazi e dipendenza dagli Stati Uniti

Draghi ha anche criticato la gestione delle trattative commerciali: “Abbiamo accettato un accordo sui dazi quasi totalmente alle condizioni americane”. Un segnale che, secondo l’ex premier, evidenzia la dipendenza dell’Europa dalla difesa Usa e la scarsa capacità di contrattazione autonoma. Intanto la Cina si rafforza come concorrente globale sempre più agguerrito.

Green deal: un circolo virtuoso mancato

Sul fronte ambientale, Draghi ha puntato il dito contro i limiti della strategia per la decarbonizzazione del settore auto. “Il 2035 era stato concepito come scadenza per innescare un circolo virtuoso di investimenti e innovazione. Ma non si è verificato: infrastrutture, batterie e microchip non hanno seguito il ritmo sperato”. Per l’ex premier, la transizione energetica deve ora diventare più flessibile e pragmatica.

Un’Europa a rischio declino

Il messaggio è chiaro: l’UE non può permettersi altro immobilismo. Serve una nuova velocità decisionale, capace di produrre risultati “in mesi, non in anni”. Senza un cambio di passo, avverte Draghi, l’Europa rischia di perdere competitività e indipendenza economica, restando schiacciata tra Stati Uniti e Cina.

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