Italiani e assicurazioni: un rapporto complicato(soprattutto quando si parla di gestioni separate)
C’è un paradosso che attraversa il mondo del risparmio italiano. Da un lato, la pensione pubblica mostra sempre più chiaramente i suoi limiti. Dall’altro, strumenti pensati proprio per integrare il reddito futuro rimangono sconosciuti alla maggioranza delle persone. L’ultima conferma arriva da un’indagine condotta da Athora Italia e Nomisma nella provincia di Roma, che dipinge un quadro desolante: solo il 4% dei romani sa cosa siano le gestioni separate.
Un mare di incertezza
I numeri parlano chiaro: il 79% degli intervistati ha una conoscenza limitata o nulla del mondo delle polizze assicurative. Solo un romano su cinque (21%) dichiara di avere familiarità con questi strumenti. Eppure, quando si scende nel dettaglio, emergono alcune curiosità.
Mentre le polizze vita a contenuto finanziario faticano a convincere (solo il 27% le considera vantaggiose), i prodotti danni e infortuni-malattia godono di maggior favore (45% li ritiene molto utili). Una differenza che racconta molto delle priorità degli italiani: proteggersi oggi sembra più importante che programmare il domani.
Perché sottoscrivere una polizza vita?
Le motivazioni principali sono due, e nessuna sorprende:
- Fare fronte a spese impreviste
- Integrare la pensione pubblica
La pianificazione successoria e gli aspetti puramente finanziari restano invece in secondo piano. Un atteggiamento che riflette una visione pragmatica e immediata del risparmio, lontana anni luce dalla cultura anglosassone della wealth management.
Il mistero delle gestioni separate
Qui i dati diventano ancora più significativi. Quella che tecnicamente si chiama “gestione separata” – uno strumento fondamentale per chi vuole costruirsi un capitale nel lungo periodo – risulta praticamente invisibile al grande pubblico.
- Il 61% dei romani non ne ha mai sentito parlare
- Solo il 4% dichiara di conoscerle bene e di averne una in famiglia
- Un altro 6% le ha utilizzate in passato
Numeri che fanno riflettere, soprattutto se confrontati con la popolarità di altri prodotti finanziari, dai fondi comuni ai conti deposito.
Educazione finanziaria: l’emergenza ignorata
“La mancanza di conoscenza rappresenta un ostacolo significativo per i cittadini che desiderano prendere decisioni informate sul proprio futuro finanziario”. Così conclude il rapporto Athora-Nomisma, mettendo il dito nella piaga di un Paese che fatica a parlare di soldi in modo maturo.
Gli operatori del settore hanno ora una duplice responsabilità: da un lato, semplificare l’offerta di prodotti; dall’altro, investire in formazione. Perché senza una base di conoscenza condivisa, anche lo strumento più efficace rischia di rimanere inutilizzato.
E mentre l’Italia si interroga sul futuro del suo sistema pensionistico, forse varrebbe la pena iniziare a colmare questa lacuna. Prima che sia troppo tardi.
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