Trump affonda il dollaro, istituzionali verso bond e liquidità
Fuga dalla valuta americana e avversione al rischio: il protezionismo USA spinge gli investitori verso asset più difensivi secondo State Street
Il dollaro perde appeal come bene rifugio, almeno agli occhi degli investitori istituzionali. Complici le nuove tensioni commerciali innescate dall’amministrazione Trump, il biglietto verde è diventato protagonista di una vera e propria fuga, che riflette la crescente avversione al rischio sui mercati globali.
Lo rivelano gli Institutional Investor Indicators di State Street relativi al mese di marzo, che descrivono chiaramente come gli investitori stiano rapidamente rivedendo le loro strategie per adattarsi al clima di grande incertezza creato dalle politiche tariffarie statunitensi.
La paura torna sui mercati
L’indicatore principale utilizzato da State Street, il Risk Appetite Index, è sceso a -0,09 a marzo, dopo aver toccato quota zero già nel mese di febbraio. Questo risultato mostra una netta inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti, confermando come gli investitori istituzionali siano diventati sempre più prudenti, abbandonando gli asset rischiosi in favore di obbligazioni e liquidità.
“Assistiamo a un fenomeno tipico delle fasi di rallentamento della crescita economica, con una rotazione evidente dai mercati azionari verso i titoli obbligazionari, segno che i timori per la frenata dell’economia prevalgono sui rischi di inflazione”, afferma Dwyfor Evans, responsabile della strategia macro Asia-Pacifico di State Street Global Markets.
Dollaro USA, addio rifugio sicuro
La novità più significativa, però, riguarda proprio il dollaro americano. Contrariamente al suo tradizionale ruolo di “porto sicuro”, la valuta statunitense è stata oggetto di massicce vendite da parte degli investitori istituzionali. Il report evidenzia che alla fine di marzo, il posizionamento sul dollaro era vicino a registrare la prima posizione netta short dopo circa tre anni.
Questo movimento, in netto contrasto con quanto avvenuto in passato durante fasi di incertezza, è stato alimentato dal timore che le politiche commerciali statunitensi possano danneggiare la crescita economica e alimentare l’inflazione interna.
“La propensione a vendere dollari è cresciuta costantemente durante tutto il mese, indicando chiaramente come il dollaro non venga più visto come un asset affidabile in questo clima di tensioni politiche”, spiega Evans.
Anche il Canada sotto pressione
Il dollaro canadese ha vissuto una sorte simile a causa della stretta relazione economica con gli USA. Minacciato direttamente dalle misure protezionistiche di Trump, il Canada ha visto diminuire sensibilmente i flussi di capitali in entrata. “Gli investitori sono stati molto prudenti, riflettendo le preoccupazioni legate alle future relazioni commerciali tra i due Paesi”, osserva Evans.
La svolta europea: Germania e euro protagonisti
D’altra parte, in Europa, le cose sono andate diversamente. L’annuncio inatteso del maxi piano di stimolo fiscale in Germania ha portato a un rialzo dei rendimenti dei Bund tedeschi e, di conseguenza, ha aumentato l’attrattività dell’euro. Secondo State Street, ciò ha provocato importanti riallocazioni di capitali verso la moneta unica, malgrado il persistente posizionamento sottopesato che molti investitori continuano ad avere nei confronti dell’Europa.
“Le vendite sui Bund sono state aggressive, poiché gli investitori hanno reagito velocemente al piano fiscale tedesco. Questo ha favorito una ripresa consistente dei flussi verso l’euro”, sottolinea Evans.
L’Asia emergente tra timori e opportunità
Infine, anche in Asia emergente si è avvertita la pressione della guerra commerciale, soprattutto in Cina. Tuttavia, non sono mancati elementi di positività: il settore tecnologico e IT cinese ha visto forti afflussi azionari, in parte trainati da investitori che hanno spostato capitali da mercati vicini, come quello indiano, verso Pechino.
In sintesi, l’incertezza geopolitica globale sta ridisegnando rapidamente le strategie degli investitori istituzionali, rendendo sempre più evidente come la prudenza e la ricerca di sicurezza stiano dominando l’approccio ai mercati.
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